
Non è certo da tutti poter vantare una citazione tanto illustre e che per di più è il frutto di un apprezzamento in versi da parte di uno dei più grandi poeti, il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, nel 1906. Se i vini di Montalcino possono farlo, il merito è di una donna d’altri tempi, fuori dal comune. “Mi tersi con il vin d’Argiano, il quale è buono tanto”, sono le parole che nel 1886 Giosuè Carducci scriveva in una lettera indirizzata alla contessa Ersilia Caetani Lovatelli, proprietaria all’epoca della storica cantina di Argiano, villa rinascimentale tra i vigneti di Brunello costruita su progetto di Baldassarre Peruzzi, uno dei più grandi architetti di tutti i tempi, da sempre appartenuta a nobili famiglie come i Pecci che ne furono i committenti nel Cinquecento, e che rappresenta da sempre un unicum nel territorio di Montalcino. Proprio come Ersilia: nota per la sua grande cultura, sfidò le convenzioni del tempo, secondo cui le donne non potevano studiare, e si dedicò all’archeologia. Imparò greco, latino e sanscrito, scrisse libri e pubblicazioni, e fu la prima donna ad entrare all’Accademia Italiana dei Lincei nel 1879, divenendo membro delle più prestigiose accademie come quella della Crusca, insignita della Laurea Honoris Causa dall’Università di Halle. Già nota nei secoli successivi a partire dalla costruzione della cantina, è a partire dall’Ottocento che, grazie alla contessa, la produzione dei vini di Argiano inizia a farsi apprezzare all’estero, e la Villa diviene un salotto letterario ospitando alcuni tra i più importanti poeti italiani, come il Carducci. Ma tra l’“intellighenzia” dell’epoca con cui Ersilia era in contatto, tra gli altri, vi erano anche il Vate Gabriele D’Annunzio e lo scrittore e filosofo francese Émile Zola.